lunedì 30 aprile 2007

La paura ci rende folli ... e la follia ci rende liberi!!

Qualche giorno fa mi sono ritrovata a scrivere una frase in una mail che mi ha sorpreso, non l'ho pensata ma l'ho sentita dentro ...

Non avere paura di affrontare l’ignoto … non sapremo mai quanto bene potremo ricavarne …

L'ignoto è quella situazione in cui ci troviamo quando dobbiamo per forza affrontare una situazione che sappiamo in partenza che sarà difficile. A me capita sempre quando sono consapevole che si tratta di una situazione che mette in gioco le mie emozioni: parlare con qualcuno, parlare davanti ad un gruppo di persone, dare un feed-back negativo, affrontare una persona che soffre, ecc.

Ho vissuto molte situazioni di questo tipo ed ogni volta ho dovuto sconfiggere prima la mia ansia!

Un'ansia che le prime volte mi ha spaventato, mi ha tolto il fiato, mi ha fatto sentire come sulla lama di un rasoio, mi ha accellerato i battiti cardiaci fino a farmi morire le parole in gola ...
E' come morire!
Avresti voglia di scappare!
Cominci a pensare "Dio mi sento male!" "Sto per svenire!"

In quel momento scatta in te qualcosa che non avevi previsto, un istinto animalesco, selvaggio, feroce, l'istinto di sopravvivere e di azzannare alla gola la tua paura.
Anni fa vivevo male l'ansia e la paura ... erano le due angoscianti nemiche della mia spensieratezza, mi condizionavano la vita, la mia tranquillità quotidiana, erano due fantasmi che ogni tanto si apprestavano come in un sogno.

Dopo un lungo lavoro su me stessa ho capito che invece sono il sale della vita, sono lo stimolo creativo, sono un segnale da raccogliere e da analizzare, sono male e sono bene, sono il vuoto da riempire con doni migliori, sono una protezione verso noi stessi e sono la catapulta che ci fa arrivare in luoghi migliori.

Oggi sono sola in ufficio senza Nick e Tiramolla e mi mancano da morire!!! Vi voglio bene ...
(mirtilla 30/4)

lunedì 16 aprile 2007

Ristorante: Quattro Ruote (Morcone - BN) - Sabato 14 aprile 2007

Maitre: Michele

Tagliere di Prosciutti: Cinghiale, Cervo, Salame d’Oca
Tagliere di Formaggi: Pecorino Farindola, Montasio, Canestraio, accompagnati da Miele di Corbezzolo, Mostarda di Peperoni, Mostarda trevigiana, Mostarda di Frutta
Tagliere di Formaggi: Foresta nera con prosciutto, Formaggio di fossa invecchiato in vinaccia, Gran Croux, accompagnati da salsa Aglio e Lamponi, salsa Miele e Ortica, Mostarda di Tarassaco
Crostini con crema di Formaggio di Fossa
Tagliata con rucola, grana e pomodorini
Crostini Olio d’Oliva e Pepe

Vino Rosso


Commento: la cena più saporita a cui abbia mai partecipato, perchè ricca di piatti gustosi, accompagnati da fiumi di vino ... E non da meno, una compagnia di amici meravigliosi, unici, esplosivi ...

Questi ....


E' un pò di giorni che mi sento strano...

Tutte le volte che mi sentivo strano , qualcuno mi rispondeva: ..non è niente sarà la primavera..., è un pò la classica risposta del cazzo che normalmente si dà per non andare oltre...
E tutte le volte che associo la parola Primavera lo faccio ascoltando una canzone, una vera poesia, voglio condividere questo poema e il mio momento di "stranezza" con Voi..
Grazie di esserci Mirtilla e Tiri...
L'odore degli zingari è come il mare come il mare arriva e non sai da dovel'odore degli zingari è come il mare e primavera è oltre il suo cielo chiaro non porta più leggende da raccontare ma ti sorprende come una malattia.
La primavera è altro che un cielo chiaro è grandine veloce sui tuoi pensieri ti cresce all'improvviso dentro la testa e scopri che hai bisogno di questo sole e non ti fa paura la sua allegria ma ti sorprende come una malattia. Arriva all'improvviso, arriva come il mare e non sai mai da dove.
Arriva come il mare, arriva all'improvviso e non sai mai da dove.
La primavera è altro che un cielo chiaro è grandine veloce sui tuoi pensieri arriva come il mare e non sai da dove.
Arriva all'improvviso, arriva come il mare e non sai mai da dove.
Arriva all'improvviso, arriva come il mare e non sai mai da dove.
Arriva all'improvviso, arriva come il mare e non sai mai da dove.
Arriva come il mare, arriva, arriva all'improvviso all'improvviso e non sai mai da dove...

(Canto Di Primavera - Banco del Mutuo Soccorso)

giovedì 12 aprile 2007

Pasquetta: una gita fuori-porta

(Pontelandolfo, 9 aprile 2007)

Una strada si snoda in salita, tra le case delle contrade.
E’ come un piccolo serpente tutto curve, che devi percorrere a lenta andatura perché se superi la velocità di 40 Km all’ora sembra di correre come matti.
Le auto ci portano in alto, verso la cima della montagna; lasciamo dietro di noi il paese, le contrade, la chiesa degli Evangelisti.
La giornata è splendida. Il sole è caldo e non tira un filo di vento. E’ l’ideale per una gita fuori-porta.
In ogni curva dobbiamo rallentare, suonare il clacson per avvisare gli altri automobilisti e dobbiamo fare attenzione perché potremmo ritrovarci di fronte un gregge di pecore.
Il viaggio dura poco. Presto arriviamo in una località chiamata “Pilona”.
Il posto è molto bello: un’ampia radura coperta di erba, con sparsi qua e là arbusti ancora spogli, ma già pieni di gemme, si stende di fronte a noi.
Parcheggiamo e cominciamo a scaricare le auto: cassette piene di viveri, ceste cariche di bottiglie di vino, la graticola, il treppiede, attrezzi per tagliare un po’ di legna secca e i giochi dei ragazzi.
Il clima è festoso! I giovani hanno voglia di giocare, tirano fuori il pallone, improvvisano un campo di calcio e via …
Noi adulti ci apprestiamo alla preparazione del pranzo fra una risata e l’altra.
Come stiamo bene assieme! Il tempo per noi non invecchia mai!
Sono 20 anni quest’anno che li conosco, mio marito compreso.
E siamo ancora legati gli uni agli altri da un’amicizia che è tale perché è “senza pensieri”. Akuna Matata!
Dopo 20 anni ci divertiamo come quando ne avevamo 20, di anni!
Dopo 20 anni ci fa ancora male lo stomaco per le troppe risate.
Dopo 20 anni siamo ancora capaci di divertirci come ragazzi e di essere seri e maturi come persone adulte.
Torniamo alla nostra gita fuori-porta…
L’addetto al fuoco, come di solito avviene, è mio marito che si arma fino ai denti, come Rambo, e parte per la raccolta della legna.
Il mio compare sfodera la sua macchina digitale per immortalare immagini e scene che poi rivivremo per anni.
Io e la mia comare stendiamo sull’erba un telo di plastica enorme, su cui viene poi adagiata una tela di jeans ancora più enorme.
E si apparecchia!
Il fuoco non è ancora nato; nel frattempo è stata costruita una bella nicchia di pietre, per evitare che il fuoco si espanda, nel cui centro sono stati sistemati tanti legnetti piccoli e secchi, pronti per essere accesi.
Prepariamo l’antipasto! Io affetto: pane, capicollo, salsiccia secca, provolone e la “Caciotta di Urbino”, un formaggio misto pecorino. Ci sono anche carciofi fritti, freddi.
Insomma, una montagna di delizie!
Mentre il fuoco comincia a scoppiettare, tutti ci sediamo come gli indiani attorno ai piatti, pieni di prelibatezze, posti al centro della “tavola” e diamo il via alle danze!
Meraviglioso, tutto semplicemente meraviglioso, soprattutto perchè innaffiato con del buon vino rosso!
La mia amica ci stupisce e tira fuori dal nulla una padella, come se avesse estratto un coniglio da un cilindro magico.
Dobbiamo scaldare la pasta al forno rimasta il giorno prima.
Uno non la vuole, uno la mangia fredda, altri invece, sì che la mangiano!
Il fuoco è pronto? Bene, prende la padella e la pasta è pronta.
La carne dov’è?
E’ in macchina all’ombra, altrimenti si guasta.
Ma no! Si doveva scongelare! Perché è rimasta in macchina?
Mettiamola sul fuoco lo stesso, così il calore la scongela!
Sì, è un’idea!
Macchè, guarda! Il fuoco muore perché la carne si scongela e l’acqua cade sulla brace, raffreddandola!
Ma che fuoco è questo! Sembrava dovesse essere un fuoco alla Rambo, invece …
Ma si potrà lasciare la carne congelata all’ombra?
Se la lasciavamo al sole diventava rancida!
Rancida! A Santo Domingo appendono la carne al sole per farla seccare e la lasciano lì per giorni e giorni … Se stava al sole anche un’ora non diventava rancida.
Prendi due piatti che è pronto il filetto di maiale!
Che buoni, chiamate i ragazzi perché vengano a mangiare un po’ di carne.
Dopo il filetto tocca alla salsiccia.
Io e la mia amica intanto ci facciamo due passi più per la collina. Il sole scotta, è da abbronzatura!
La primavera è arrivata da pochi giorni, dopo una settimana di freddo inaspettato.
E’ una primavera vera! Assomiglia a quelle di quando ero bambina; dolce, senza vento, con il sole caldo, che ti vien voglia di sdraiarti come una lucertola.
Non resisto! Con una primavera così bella, mi stendo al sole, viso all’insù a raccogliere tutti i raggi positivi che mi vengono donati e che fanno bene al mio fisico e alla mia psiche.
Il prato è pieno di fiori: gli occhi della Madonna, i fiori del diavolo, i fiori che (non so come si chiamano) succhiavamo da bambini perché pieni di nettare dolce …. Quanti ricordi!
Ci sono anche le rosole! La rosola, spiego, è la pianta del papavero, la parte verde, che in Romagna usiamo per fare i cassoni con le erbe.
Mentre passeggiamo le racconto qual è il procedimento culinario per preparare questa squisita specialità tipica romagnola.
La salsiccia è pronta, alcuni la mangiano, altri no!
E’ squisita anche quella, forse un po’ piccante, ma va giù lo stesso!
Ed ora un po’ di riposo!
Metti il torcinello sulla brace, compare!
Hai portato anche il torcinello?
Era nel congelatore, l’ho tirato fuori assieme all’altra carne.
I ragazzi giocano a pallone, noi adulti ci riposiamo e chiacchieriamo.
Mia figlia accende lo stereo della macchina e infila una cassetta di Celentano, che ormai abbiamo ascoltato e riascoltato e di cui sappiamo a memoria tutte le parole.
Celentano è sempre Celentano!
E fra un calcio al pallone ed una canzone, il tempo passa veloce.
Mangiamo la pastiera, la colomba di Pasqua e le arance.
Mi chiedono se ho portato il caffé. Di solito è compito mio.
No, che non l’ho portato. L’anno scorso avevo messo nella cassetta anche la moka, il caffé e lo zucchero.
Per fare uscire il caffé da una moka da sei tazze, sulla brace, mi ero rotta il polso a furia di sventolare per attizzare il fuoco e farlo diventare più vivo. E poi qualcuno aveva inciampato, la moka si era rovesciata e addio caffé.
Quest’anno lo andiamo a bere al bar.
Mia figlia mi guarda con gli occhi lucidi, è ora di tornare a casa. Ieri sera aveva un po’ di febbre!
Andiamo ragazzi, raccogliamo tutto, non lasciamo cartacce in giro, abbiamo portato anche un sacchetto per i rifiuti.
Spegnete bene il fuoco, E’ pericoloso lasciarlo acceso!
E il torcinello che era sulla graticola?
Non era cotto, l’abbiamo buttato, diventerà cibo per qualche animale.
Saliamo sulle auto e partiamo alla volta del paese, giù per la discesa, a disegnare a ritroso quel lungo serpente tutto curve, dove dopo 20 anni ancora non mi oriento.
Mio marito ride della mia ingenuità. Dopo tanti anni ancora non ricordo le strade e neanche le case!
Il paese per me ha un aspetto selvaggio, naturale ed incontaminato.
E mi piace così, per la sua semplicità, il suo silenzio, le sue abitudini antiche, le sue tradizioni che non si dimenticano e, perché no, per le sue curve sinuose, che mi ricordano tanto le colline romagnole!

(Mirtilla 11/4/07)

giovedì 5 aprile 2007

Aggrovigliati all’amore (un momento di delirio …..)

Capita a volte che questo strano percorso che è la vita, ci porti verso mete che non avevamo previsto.
Partiamo per un viaggio verso una precisa destinazione, invece ci ritroviamo da tutt’altra parte.
Non è strano che le cose ci accadono non in funzione dei nostri desideri, quanto invece in risposta a specifici segnali che si manifestano davanti a noi nel nostro cammino?
A me succede spesso, soprattutto in periodi di grandi cambiamenti, come la primavera, come un nuovo lavoro, come un nuovo figlio, come una nuova casa, come un nuovo amore.
Il cambiamento è la via verso la luce, verso una nuova forza interiore. E’ la spinta verso una crescita ed una consapevolezza importante.
Non dobbiamo opporci ai cambiamenti, ma dobbiamo viverli, digerirli ed anche usarli.
Quando ci ritroviamo in un “buco nero”, ossia in uno di quei momenti difficili della vita in cui tutto sembra avere perso valore ed importanza, quei momenti in cui anche le cose che solitamente amiamo perdono il loro significato, questo è il preludio di un grande ed importante cambiamento nella nostra vita.
Il dolore che accompagna questi periodi della vita è la parte vera della nostra anima. Quella che esprime tutta la sua sofferenza e cerca di risolvere le sue paure.
Ogni istante della nostra vita deve essere teso al raggiungimento della totalità della nostra essenza, al miglioramento di ogni rapporto umano, alla sacralità del nostro corpo come altare dell’amore e della passione.
Il momento in cui saremo capaci di esprimere, con tutta la nostra essenza, il nostro amore interiore allora in quel momento la nostra pienezza sarà compiuta.
Nella mia vita ho vissuto tanti di questi momenti e tanti ancora ne vivrò.
Ogni volta che riemergo dal “buco nero” mi ritrovo più forte, più viva, più determinata, più cosciente della mia grande anima e consapevole dei miei limiti e delle mie paure.
Non sono capace di vivere la vita in modo diverso da così e d'altra parte sono certa che non ne trarrei alcuna soddisfazione.
E’ vero! E' un modo difficile di vivere, perché causa tanta sofferenza ed inquietudine. Ma io non ne posso fare a meno.
Se mi guardo alle spalle vedo una ragazzina indecisa ed ingenua.
Ora mi guardo e vedo una donna , che vive la vita con tutta la passione e l’amore di cui è capace.
Di quella bambina è rimasta solo la gioia di correre nel vento, di respirare l’aria fresca della primavera e di vivere l'amore.

(Mirtilla)