venerdì 2 maggio 2008

Andrea

Questa mattina ho accompagnato mia figlia alla fermata del pulmino della scuola, come ogni mattina.
Una giornata come tante. Come ieri e come domani.
Mentre aspettavo ho notato un ragazzo che entrava nella bottega.
L'ho visto da dietro; era vestito come tutti i ragazzi di oggi, con i jeans bassi e stracciati, una camicia un pò dentro un pò fuori, una giacca consunta buttata su una spalla, aveva i capelli rasta e camminava trascinando i piedi.
Quando si è girato di profilo per entrare nel negozio, l'ho riconosciuto!
Non volevo crederci! Era lui?
Mi sono girata verso il ragazzo a fianco a me, il papà di un'altra bimba che aspettava il pulmino della scuola.
"Ma è Andrea!!" ho domandato.
"Sì", mi ha risposto "è lui!"
"Ma come sta?" ho chiesto io.
Mio Dio, Andrea!
Quanto tempo è passato da quando giocavamo, bambini, nella via, correvamo assieme durante i pomeriggi dopo la scuola, raccoglievamo legna per la fogheraccia di San Giuseppe.
Fino ai 14/15 anni ci siamo frequentati tanto.
Poi ognuno ha preso la sua strada, io mi sono fidanzata, ho cambiato compagnia, e lui ... si è perso!
Ricordo come fosse oggi quando un comune amico mi raccontò che Andrea si faceva ... e non solo le canne.
In quel periodo io frequentavo una comunità religiosa molto conosciuta nella zona ed avevo molto a che fare con ex-tossicodipendenti, ex-alcoolisti e disadattati di ogni genere.
Sapevo che avere a che fare con tossicodipendenti era un affare molto complicato.
Quando mi dissero che Andrea si bucava mi cascò il mondo addosso, ma sentii dentro un qualcosa che mi diceva che ci dovevo provare.
Provare a fare cosa? a convincerlo a smettere? a fargli capire che stava percorrendo una strada sbagliata? a dirgli che ... che cosa?
Comunque provai. Parlai prima con la responsabile del centro per accoglienza dei tossicodipendenti, poi con alcuni ex che vivevano nelle case famiglia.
Tutti mi dissero che dovevo parlargli, ma che dovevo aspettarmi da lui un sacco di bugie. Secondo loro non mi avrebbe ascoltato e non mi avrebbe mai raccontato le cose come stavano veramente.
Parlai con lui. Lui mi raccontò una storia bizzarra, che non era vero che si faceva l'ero, ma sono qualche canna, che non era vero che bazzicava in brutte compagnie e che era tutto sotto controllo.
In quel periodo lui e la sua ragazza uscivano con un’altra coppia. Li conoscevo bene tutti e quattro e sapevo che tutti e quattro erano nella stessa situazione.
Dopo la nostra conversazione Andrea non ha voluto più parlare con me, nel tempo l’ho visto trasformarsi, diventare un altro, occhi spenti, portamento curvo, camminata strascicata.
Le voci di paese dicevano che si faceva sempre e che era messo davvero male.
Quando lo incontravo mi salutava come quando da ragazzi giocavamo assieme.
Stamattina l’ho rivisto dopo tanti anni ed ho saputo che non si fa più, che lavora e che probabilmente ha trovato una sua serenità.
Forse tanti anni fa ho sperato di poterlo aiutare, ci ho provato, già da allora il mio desiderio era quello “aiutare chi ha bisogno”. Oggi non è molto diverso.
Sono contenta che Andrea ci sia riuscito.

Mirtilla 02/05/2008

(Andrea è un nome di fantasia)