giovedì 27 novembre 2008

"Il codice dell'anima" di J. Hillman


Il codice dell’anima è l’istruzione che è scritta dentro ognuno di noi.
Ho iniziato a leggerlo da pochi giorni. Ormai era ricoperto di polvere, lì, sul mio comodino.
E’ qualcosa di veramente straordinario, inquietante e insolito. Stento a crederci, ma mi sento completamente catturata. Come se nelle parole e nelle righe del libro cercassi di scoprire il senso di ogni cosa. Come se cercassi di leggere la mia storia, il perché della mia vita, il chi sono, dove vado. Come se cercassi risposta alle mie mille domande.
Il codice dell’anima mi sta facendo rivivere alcune sensazioni legate alla mia infanzia. Sto cercando di rivivere i miei giorni passati, di ripensare a cosa facevo, come mi comportavo, quali erano i tratti salienti del mio carattere.
Sto cercando di riscoprire se la mia Storia ha seguito il suo giusto percorso. Se i miei passi hanno rispettato il cammino che porta alla mia Leggenda Personale.
E tutto si svolge così, magicamente per caso, all’interno di un lungo periodo travagliato, sconvolgente, veramente difficile da gestire e con numerosi risvolti psicofisici importanti.
Ed è qui che il gomitolo si srotola. Ed io mi sento come un gatto che con le unghie e le zampette prende il filo, ci gioca, lo tira, lo srotola.
Cerco di guardarmi indietro e di dare un significato alle cose. Lo trovo, poi lo perdo di nuovo.
M’interrogo da sola, cerco di rovistare negli avanzi della mia esistenza e scopro che quegli avanzi sono perle di vita.
La mia vita è stata, ed è, come un puzzle. Tanti pezzi disuguali ed apparentemente in antitesi ed in disaccordo l’uno con l’altro. Tante, troppe cose diverse realizzate, imparate, poi abbandonate. Poi riprese.
Mille lavori, mille amicizie.
Mille sogni chiusi in un cassetto, che cerco di non aprire. E’ troppo pieno ormai. Non si chiude più.
Mille sogni, qualcuno “importante” realizzato, molti ancora lì, in attesa.
Per caso decido di leggere Hillman. Ma lo so che non è un caso. E’ il momento giusto.
Già dalle prime pagine capisco un po’ meglio me stessa. Forse sono io che voglio capire quello che cerco da una vita.
Hillman mi obbliga a guardarmi indietro, ad analizzare quello che ho fatto, la strada percorsa, i progetti realizzati.
Penso di avere imboccato la strada sbagliata. O penso di non avere ascoltato la chiamata, la vocazione.
Una l’ho ricevuta: l’UNIVERSITA’. Ma non l’ho potuta soddisfare. Ed è rimasto un vuoto dentro di me che sto colmando con il lavoro.
Ma poi, nel tempo, nonostante io abbia seguito una strada più accidentata, oggi penso di avere capito che sto per arrivare alla meta. A più di una.
La prima è sicuramente quella di capire le mie tappe.
Non potendo frequentare l’università ho dovuto faticare parecchio per rifarmi del tempo e delle occasioni perse, cosa che non è facile dato che lavoro, sono mamma, moglie ecc.
La seconda è che il non avere frequentato l’università mi ha dato la possibilità di crescere più lentamente, ma in tutt’altro settore, rispetto a quello per cui avevo studiato. Il contrario di ciò che volevo studiare all’università. Ma che stranamente mi ha portato dove dovevo arrivare.
Leggendo “Il codice dell’anima” ho cominciato a comprendere il percorso della vita, quello che chiamiamo destino.
Non esiste il destino o il fato, esiste un disegno che la vita persegue e che prima o poi, con un mezzo o con un altro realizzeremo.
L’Università mancata è stata l’occasione per non buttarmi in un settore che non era affine al mio disegno (economia). E grazie a questo oggi vivo nel mio lavoro quello per cui sono nata.
Devo smettere di tormentarmi con il “cosa farò da grande” e con il pensare che non ho realizzato il sogno della mia vita professionale. Devo smettere di cercare la realizzazione in qualcosa da fare di più importante di quello che sto già facendo.
Sono sulla giusta strada, gli eventi lo dimostrano. Anche l’essere ritornata nella mia vecchia azienda, l’avere conosciuto persone nuove, l’avere affrontato momenti lavorativi difficili fa tutto parte di un disegno, che ancora non avevo capito.
La via comincia a delinearsi ed ora so che sono sulla strada giusta, sia personale che professionale.

lunedì 3 novembre 2008

I miei personaggi.

Un altro gioiello è nato.
Perdonatemi la "vanità" di un momento!
Ho finito un altro racconto.
Un bel lavoro a mio avviso. Manca solo il titolo!
So di annoiarvi, con tutte le mie storie, i miei racconti, e ho scritto di qua e ho scritto di là.
So che Nick lo pensa e come minimo dirà: "Mirtilla, hai rotto ...!"
Ma poi lo vedo sorridere compiaciuto della mia gioia.
L'altro giorno in macchina pensavo ai miei personaggi, questi piacevoli compagni di viaggio, un pò folli, tristi, ma carichi di anima.
Sono diventati i miei amici intimi.
Nascono dalla mia penna come se fossero miei figli.
Hanno un corpo, un'anima, una mente.
Sono loro che mi parlano e mi suggeriscono la storia da scrivere.
Sono loro che scelgono, che vivono, che percorrono il loro cammino.
Sono loro che pensano, parlano, consigliano.
La loro anima è l'essenza.
La loro individualità è unica.
Le loro emozioni sono quelle che sentono dentro.
Sono le loro.
Hanno nomi appropriati.
Il loro carattere è definito fin dalla nascita.
Il processo di creazione di un personaggio è istintiva e spontanea.
Non hanno sembianze fino ad un attimo prima della loro nascita.
Sono loro stessi che decidono come e chi vogliono essere ...
Quando parlano d'amore, è il loro cuore che batte.
Quando piangono, soffrono per davvero.
Hanno paura, sentono dolore, sono tristi.
Altre volte sono allegri e ridono di gioia.
Qualcuno potrebbe pensare che l'autore vive nei suoi personaggi.
Per me non è così.
Ogni mio personaggio identifica una mia caratteristica, ma poi vive di vita propria.

(mirtilla 3/11/2008)