giovedì 10 dicembre 2009

Sonno

Stanotte ho dormito poco, troppo poco, per me. E' così da un pò di giorni.
Sono una dormigliona di natura e mi piace proprio affondare nel mio materasso di lattice e abbracciare il mio cuscino.
Dormo poco perchè ci sono questioni più importanti del mio sonno, sentimenti e amori che fanno parte della mia vita, che sono più importanti di tutto e di tutti e che richiedono la mia presenza.

Ieri sera non avevo voglia di andare a dormire, anche se il mio letto mi chiamava. Volevo restare lì, raccolta, nel mio posto vicino a te, dove voglio restare per sempre ...



(foto di Gigi Comincini)

lunedì 23 novembre 2009

Emozioni



Per anni ho avuto paura di gestire questa mia parte emotiva
Per anni ho avuto paura di vivere appieno le vibrazioni della mia anima
Non so perché
Non sono riuscita a gestire questa cosa fino a quando non ho capito che le emozioni sono parte di quella vita che ci scorre accanto ogni giorno
Quando N. stava male avevo paura di vivere questa mia empatia
Avevo paura di fargli capire cosa sentivo dentro
Avevo paura di fargli sentire che ero vicina
Avevo paura di stare male per lui
Poi ho capito che comunque sarei stata male, in ogni caso
Mi sarei sentita male comunque
E allora tanto valeva viverlo quel dolore
Sentirlo dentro
Parlargli come se fosse un bambino
Come si parla a un figlio
E farlo crescere
Inondarsi di esso, colmarsi
Solo così sarei riuscita a sopportare, solo così sarei stata capace di capire, aiutare, amare
Di quell’amore unico che solo mi appaga
Quell’amore che mi riempie la vita
Che non è amore per una persona
Ma è amore per l’umanità
È amore per la natura, per il mondo intero, per l’universo e per tutte le razze,
è un amore che riempie e che respinge
è un amore che ci circonda e che al momento cruciale svanisce
è pienezza di spirito, è essere colmi dell’altro
è accogliere l’anima del fratello dentro di noi
capirlo, crederci, spronarlo, stimolarlo, dargli la mano, essere suoi occhi, essere sue gambe, essere sue mani, essere sua bocca, essere suo cuore, essere …


(mirtilla)

mercoledì 18 novembre 2009

Un giorno speciale, un momento speciale ... solo mio

Petali d'anima è stato presentato a Roma, giovedì 12 novembre scorso, in una splendida giornata di novembre, in una capitale tranquilla che si è aperta a me con una sensibilità unica.
Quel giorno è stato un giorno molto particolare sotto molti punti di vista.
Era il giorno della mia prima presentazione, consciamente tranquilla, ma non so dentro ...

Sono partita da Rimini influenzata, con un mal di gola e di ossa da stare nel letto, mentre invece, mi sono sparata 8 ore di viaggio.


La presentazione è stata molto bella, sono solo dispiaciuta del fatto che hanno partecipato poche persone.
Mi ha emozionato parlare di me, della mia piccola esperienza di autrice, di come mi avvicino alla scrittura, di come nascono i personaggi, la trama, le storie, quanto c'è di personale o di vero in ciò che scrivo, se sono racconti solo per adulti o anche per ragazzi, ecc. ecc.
E' stato emozionante e commovente, fino alle lacrime, che ho dovuto trattenere, ascoltare leggere, da un'altra persona, le parole che ho scritto e che sono partite dalla mia anima. La relatrice ha letto alcuni brani fra quelli più introspettivi dell'opera, quelli che toccano le corde più nascoste dello spirito, e che mi hanno commosso davvero.
Credo di avere raggiunto il mio scopo, quello espresso nelle note introduttive a "Petali d'anima", che recita: "così che io possa a mia volta essere artefice di nuove e sempre più stupende emozioni".
(Roberta)

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domenica 8 novembre 2009

Pensieri di una diversa

Ho in mano il suo Diario, una denuncia straziante e dolorosa di una disumana esperienza.
Strano come sia giunta a me. Io non conosco nessuna sua poesia, eppure mi trovo catapultata nella sua vita, nella sua anima, a condividere i suoi pensieri come fossero miei.
Mi confondo con i suoi momenti difficili, sfoglio una vita di sofferenza e di profondo terrore come se si districasse proprio davanti ai miei occhi.
Rifletto, mentre leggo, e penso all'umana follia che vive in tutti noi.
Chi è in grado di definirsi sano di mente, chi può asserire in tutta sincerità di essere "normale"?
Ma poi cos'è la normalità? e cos'è la pazzia?
E se non esistesse, quella normale follia che ci rappresenta, oggi non godremmo nell'estasi della tua poesia, non avremmo avuto le tue perle con le quali ornarci.
Grazie per la tua profondità, grazie per essere stata fra noi, poetessa delle anime afflitte.

Un pensiero per Alda Merini.

mercoledì 4 novembre 2009

Ho pianto




Mi sento frastornata dalla vita e dalle emozioni.
Non so più che cosa pensare di me e di quello che sento. Ciò che voglio è essere lasciata in pace per un pò.
Vorrei calma, serenità, silenzio.
Non riesco a farmi capire, a far sentire quello che ho dentro.
Ma voglio che qualcuno lo capisca? Penso di no.

Mi manca il mare, l'oceano delle mie emozioni. Vorrei immergermi e scendere in profondità, pescare nel torbido ed estrarre le perle dalla mia anima.
Questa mattina, mentre scendevo con la macchina dalla collina, in direzione di Rimini, ed avevo di fronte a me il mare, ho capito quanto mi manca.
L'acqua è color verde chiaro, con una sottile riga blu scuro, all'orizzonte. L'aria fredda del mattino punge la mia pelle e l'odore salmastro di salsedine pizzica i miei ricordi.
Mi manchi.
Il pensiero del calore dell'acqua mi rilassa all'istante ed io mi lascio cullare così, perchè è proprio quello che voglio. Essere cullata.
Non so quanto sia vero tutto questo o quanto io sia vera in questo momento.
Forse non lo so o non lo sono.
Forse è troppo tardi per fare ragionamenti sensati. Forse non ci sono ragionamenti da fare, ma solo emozioni da vivere.

Pazzia, sanità, logica, naturalezza, libertà ... voglio vivere così, di getto, come le lettere che escono pestate dalle mie dita sulla tastiera.

Chi sei? Sei qui? Dimmelo che ci sei e che sei mio ....

(mirtilla 4/11/2009)

venerdì 30 ottobre 2009

Oggi mi sento così: ho bisogno di un cambio di look



Sciatta, sbadata, nervosa: oggi mi sento così e non posso farci nulla.

La sciatteria non l'ho mai sopportata, eppure in questo periodo mi appartiene più che mai: sono trasandata, disordinata e vestita male. Mi odio ogni volta che passo davanti allo specchio. E non mi passa nemmeno per l'anticamera del cervello che è ora di rimettermi a posto. Ma voglio davvero mettere a posto? Oppure voglio che resti tutto così?
Sbadata lo sono sempre stata, ma mai da arrivare al punto di non ricordare cosa sto facendo, prendere le porte (fisiche) in faccia, smarrire oggetti, colpire spigoli, angoli, rompere piatti, bicchieri ... insomma, un vero tornado! Ultimamente poi sono così stanca da non avere voglia di fare nulla, che non sia estremamente e strettamente necessario. Non riesco a trovare in me neanche lo stimolo a scrivere. Penso perchè ho paura di ciò che ne uscirebbe se scrivessi davvero quello che sento dentro!
Nervosa, altrochè, negli ultimi dieci giorni se n'è accorto anche Dio, che di solito mi sopporta con la pazienza infinita che lo caratterizza e che, da qualche tempo, mi sta soffiando nell'orecchio per infondermi forza, pazienza, calma, ponderatezza, serenità. Ma se io sono nervosa un motivo c'è, o no? E allora perchè mi devo calmare? Non è forse meglio se mi sfogo un pò, magari rompendo un piatto in più, oppure litigando con qualcuno?
Ed è questo che passa di me ultimamente. Passa una me che non riconosco, ma che forse sono io davvero, una me nuova, una che ha visto di sé un lato che vuole cambiare un pò, e che ora combatte fra il nuovo e il vecchio per trovare un equilibrio stabile.
Sì è vero! E' ora di un cambio di look.
Sono e sarò sempre quella che tutti conoscono, e di fatto non lo sarò più.
Strano discorso, molto strano davvero. Se leggessi questo Post sul Blog di un altro penserei che sta fumando qualche sostanza strana!!!
Vi posso assicurare che ho smesso da 11 anni.

Da domani voglio essere così.


mercoledì 28 ottobre 2009

Letture: "La sorella" di Sandor Marai (Ed. Adelphi)

Ancora una volta Marai mi sorprende e mi lascia senza fiato, inerme e travolta da una valanga di sentimenti e sensazioni.
Non è facile, devo ammetterlo, ma soprattutto Marai non è mai una lettura spensierata e rilassante.
"La sorella" è la consapevolezza del vuoto interiore e del mal di vivere in un'esistenza malata.
Il protagonista si rende conto, in un letto d'ospedale, della fragilità della vita, della caducità dei sentimenti e dell'importanza e della pericolosità delle scelte che facciamo.
Temi difficili da trattare, che Marai sviluppa, come al solito, con semplicità di linguaggio e armoniosità di stile.
Le sue meticolose descrizioni sono pennellate d'autore, fotografie scattate in digitale, con luce perfetta ed angolazione esatta. Primi piani dei personaggi, delle scene e degli accadimenti, dove tutto sembra scivolare con una lentezza disarmante.
I dialoghi, pochi, danno un tocco di amara realtà al tema, già di per sé troppo complicato.
La prosa è magnifica. Non delude, anzi, ti porta per mano con dolcezza, pagina dopo pagina con sempre maggiore slancio, fino alla corsa finale, quando arrivi all'ultima pagina senza fiato.

Non è il primo di Marai che leggo. In assoluto il migliore è "Le braci" che consiglio a tutti. Gli altri che ho letto sono "Truciolo", "La donna giusta", "Divorzio a Budapest", "L'eredità di Eszter".


domenica 25 ottobre 2009

Un incontro di anime ...

Tre giorni indimenticabili. Come fare a non pensare a quello che abbiamo vissuto, noi nove?
Abbiamo condiviso splendidi momenti di condivisione, di fiducia reciproca e passione.
E' stata un'esperienza bellissima, che ci ha visto complici, solidali ed anche emotivi.

Grazie a tutti per l'amicizia ...
Roberta

lunedì 19 ottobre 2009

Auguri anche al mio piatto sinistro ....

Chiedo perdono, presa da me stessa, non ho pensato di scrivere sul BLOG che sabato 17 ottobre è stato il compleanno del mio piatto sinistro della Bilancia, il mio superAmico (in arte Nick), quello che non si vede ma c'è, quello che anche in un momento triste, trova lo spunto per una battuta scherzosa, quello che ti manda a quel paese e poi ti offre un caffè, quello che ogni volta che hai bisogno di una parola di conforto o di uno schiaffo è pronto a dartelo ...

Allora, siamo a quota 88 in due, dico bene? e siamo perfettamente equilibrati, tu seduto sul piatto sinistro ed io su quello destro. Non pensare di scendere dalla Bilancia, altrimenti casca tutto il nostro bellissimo anbaradan...

Ma come facciamo ad andare d'accordo ancora è un mistero: tu lunatico, io lunatica, tu segno doppio, io segno doppio, tu con la testa piena di casino, io anche ... per fortuna che l'amicizia è bella per quello che è, anche per i mille pensieri che ognuno ha e che sa che può condivider con l'amico del cuore...

Sono 19 anni che lavoriamo assieme. Non ti sei ancora stancato?
Un bacio grosso ed affettuoso e auguri di altri 44x44 ....



Sei sparito dal BLOG .... cosa aspetti a tornare?


(mirtilla)

domenica 18 ottobre 2009

Auguri, vecchia pellaccia...

















Eh sì!
Auguri di cuore.
Incredibile pensare anche solo un momento a quanta strada ti sei lasciata dietro le spalle, a quanta ne hai percorsa, a quanti amici hai abbracciato e quante mani riscaldato.
Cosa ti immaginavi del tuo futuro? Che sarebbe stato così?
Che avresti realizzato sogni, pianto da sola nel buio, scalato vette irraggiungibili e sorriso solo per regalare serenità all'altro?
Chissà cosa ti immaginavi, quando, sola nel tuo letto di bambina, pensavi al tuo futuro, forse ora nemmeno lo ricordi.
Eppure sei qua! Adulta, matura, responsabile? Forse no. Ma con un carico sulle spalle troppo pesante per te.
Eppure hai fatto davvero tanta strada, quanta nessuno può davvero immaginare. E tutta da sola.
Ricordi i tempi bui? E' ancora tutto scritto lì, nero su bianco, su quell'agenda sdrucita, che per molto tempo hai usato come diario, riversandovi dentro tutto il nero della tua anima.
Ed hai fatto tutto da sola.
Che strana la vita. Ti toglie e ti dà, ti segue e ti lascia andare, si avvicina e si allontana. E poi tutto ad un tratto ti prende per mano e ti accompagna in un posto meraviglioso, dove vive solo il silenzio, dove, nell'assenza di tutto, trovi il tuo tempo per riposare, il tuo spazio per creare e il momento giusto per amare.
Eppure non potresti vivere senza l'amor di vita che ti scorre nelle vene.
Ed è questo che ti auguro ... di continuare a vivere sempre, nonostante tutte le avversità, con quello spirito d'amore e con quella scarica di adrenalina che ti caratterizzano.
Auguri Mirtilla, di cuore .....

(mirtilla 18/10/2009)

martedì 13 ottobre 2009

Grazie F.


Penso che ad ognuno di noi sia capitato di fare incontri interessanti, incredibili ed inattesi.
Sì, perchè a volte capita di incontrare persone fantastiche che non sapevamo nemmeno esistessero.

L'ultima volta che mi è successo è stato proprio in questa settimana, lunedì 12, durante il viaggio di ritorno da Roma, dove sono andata a registrare l'intervista televisiva per la pubblicità al mio primo libro. Un'esperienza emozionante, unica. (Poi ve ne parlerò :-))

Un viaggio da far-west. Ci siamo lasciati alle spalle la capitale, aggredita dall'acqua che scendeva a dirotto, ci siamo immersi in una cascata d'acqua e fulmini, che sembravano scuotere la terra (e ti viene in mente perchè a questo mondo capitano certe disgrazie!), siamo stati visitati dall'acqua, entrata all'interno del vagone e dal freddo che proveniva dall'impianto di condizionamento.
Un viaggio da panico, su in treno ovviamente in ritardo, arrivato alla stazione di Falconara più di 20 minuti dopo la nostra coincidenza.

Così, io e gli altri miei nuovi compagni d'avventura, siamo stati ospitati da un ES molto più bello di quello che avevamo lasciato ed io e F. ci siamo sedute vicine, accomunate dalla stessa sorte, dalla stessa destinazione e dalla stessa anima.

F. (di cui non riporto il nome intero, per motivi di privacy) è una ex-professoressa di francese in pensione, ha più di 80 anni (non mi ha detto la sua età precisa) ed era di ritorno da Napoli, dove si era trattenuta tre giorni per presiedere ad un convegno dell'associazione dei Francesisti (spero di non scrivere informazioni errate, chiedo scusa in anticipo).

Lei, una fantastica donna di più di 80 anni, sola, tornava da Napoli, sola, dove aveva tenuto un discorso. MERAVIGLIOSA!!!!

Mentre mi parlava, raccontandomi del suo passato e della sua vita (avrei voluto registrarla) e mi chiedeva, interessandosi a me, al mio vissuto, alla mia passione per la scrittura e alla mia anima, sentivo nascermi dentro un moto di ammirazione e riconoscenza.

Avrei voluto che quel viaggio non terminasse mai, avrei voluto ascoltarla ancora per tanto tempo, avrei voluto che le sue parole prendessero vita, diventando anima e che la sua voglia di vivere diventasse linfa di vita per tutto l'universo.

Mi hai lasciato dentro un ricordo speciale, F. Mi hai donato affetto, splendide parole e sorrisi e di questo ti ringrazio.
Leggerò con desiderio i racconti di Guy De Maupassant che mi hai consigliato.
Continuerò a scrivere, per sempre, proseguirò sul cammino che ho intrapreso e che tu, con le tue sagge parole, hai benedetto.
Conserverò il tuo numero di telefono, per me così caro, e ti chiamerò, per venire a trovarti ed ascoltare ancora quello che hai nel tuo cuore, di così vero e importante.

Grazie F.
Mi raccontate la vostra esperienza in fatto di incontri interessanti?

(mirtilla 14/10/2009)

sabato 3 ottobre 2009

Messina ...


sono senza parole. nonostante io abbia sempre una parola di conforto per tutti, questa volta non ne ho per nessuno ...
attorno a noi è la distruzione. mi chiedo dove finiremo, cosa succederà domani? quando finiremo e, soprattutto, come!
L'Aquila, Sumatra, Messina ... mio Dio! sono vite umane quelle, non sono alberi, sassi, terra.
navigo in internet per trovare risposte; ovviamente trovo solo un pò di cronaca e, secondo me, un mucchio di immondizia da buttare, come le parole vuote che ci propinano ogni giorno
un altro bellissimo "disastro annunciato" ... ma bene?
CAZZZZZZOOOOOOOOOOO, disastro annunciato un Cazzo....
si tratta sempre di vite umane e non di sassi ... là ci sono uomini che hanno perso tutto. ma proprio tutto, sapete? LA FAMIGLIA, LA CASA, NON HANNO L'ACQUA .... sapete ... e tutte quelle stupide cose di cui NOI non possiamo fare a meno.
mi sento inerme, io qui, seduta su questo divano, mi vergogno anche un pò, di stare seduta qui, in un posto asciutto, morbido, caldo ...
sento le lacrime che bruciano, al pensiero dei miei "amici" siciliani che stanotte forse sono ancora al freddo e all'umido.
io mi auguro, ma me lo auguro davvero, che di tutti quei milioni di euro stanziati per quel maledetto ponte, non ne venga speso nemmeno uno per costruire un monumento inutile, che serve solo ad incrementare l'autostima di chi lo ha voluto
spero che chi HA IL POTERE di fare, faccia davvero senza prenderci in giro, perchè basta mettersi nei panni di chi sta male, per non avere dubbi su quale sia la scelta migliore per aiutare la gente di Messina, o di L'Aquila
a volte avrei proprio voglia di scappare via ed una delle cose che mi trattiene è la consapevolezza che nel cuore delle persone c'è ancora del buono ...
e allora perchè c'è chi ruba, chi disprezza, chi uccide, chi maltratta ...
allora ricominiciamo da qui, risparmiando sulle spese inutili e ricostruendo per davvero una casa a chi non l'ha più
Vi vogliamo bene



venerdì 2 ottobre 2009

Petali d'anima in TV


A breve l'Opera partecipera' alle trasmissioni televisive Se scrivendo, Bookshelf e 10libri in onda su vival'ItaliaCHANNEL canale SKY830.


Inoltre, l'Autore verra' presto intervistato nella trasmissione La luna e i falo' in onda due volte a settimana su Nuova Spazio Radio FM 88.100


Per maggiori informazioni potete visitare la pagina internet dedicata all'Opera interna al catalogo del bookshop:
http://www.ilfiloonline.it/shop/

mercoledì 23 settembre 2009

Michele Albini in concerto ...






Meraviglioso Michele ... Sei grande!!!

sabato 19 settembre 2009

Un minuto di silenzio per in nostri connazionali morti a Kabul.

Attentato a Kabul, colpiti due nostri blindati: morti 6 parà della Folgore.
PERCHE'?
Perchè esistono cose, brutali, assurde, incomprensibili per la quali non riusciamo a farci una ragione?
Ci rendiamo conto che la vita è dietro l'angolo, ma anche la morte?
Di fronte ad un titolo di giornale di questo tipo IO non riesco a pensare.
Pensare a 6 vite spezzate, a tanti bambini orfani, a mogli dilaniate anch'esse come se quell'ordigno fosse davvero esploso dentro di loro, genitori che non ricevono nemmeno la consolazione di un addio.
E tutto questo per che cosa? Perchè?
Io non voglio pensare, perchè se penso a tutto questo non riuscirò mai a varcare quell'angolo ed andare incontro alla vita, ma resterei da questa parte ad aspettare la morte.

Osserviamo un minuto di silenzio per questi nostri amici.

venerdì 18 settembre 2009

martedì 15 settembre 2009

Foto di viaggio ... la Bolivia

Un consiglio a tutti i lettori di Amore & Counseling, è quello di visitare il BLOG del nostro amico Gigi ...
Nelle foto della Bolivia (e un pò di Cile) ho trovato colori, immagini, volti, paesaggi, tramonti, momenti di vita unici e davvero emozionanti.
Visitatelo perchè ne vale davvero la pena.

Complimenti per la tua bravura!!!
Sei grande.

giovedì 3 settembre 2009

Teatro: In viaggio con Iside.











Il BLOG è vivo ...




In questi giorni, all'interno della redazione di "Mirtilla, Nick, Tiramolla" ci sono stati un pò di malintesi.
Stamattina è stata indetta una riunione straordinaria, attorno al tavolino del Bar Fantasy, in cui due dei dirigenti di "Mirtilla, Nick, Tiramolla" hanno preso la decisione di spiegare l'accaduto.
Il BLOG di "Mirtilla, Nick, Tiramolla" non è morto, anzi è più vivo che mai e smentiamo anche la notizia che uno dei suoi redattori lascia questa testata.
Il BLOG quindi continua più vivo che mai e più di prima.
L'altro BLOG si affianca al BLOG di "Mirtilla, Nick, Tiramolla", come palestra di scrittura.




P.S. La compagnia, il caffè e la brioche erano ottimi ...

mercoledì 2 settembre 2009

Il nostro posto per ridere e affrontare la vita con leggerezza ...

Una bella risata è quello che ci vuole per affrontare la vita di tutti i giorni, soprattutto nelle difficoltà o quando ci si trova in mezzo ai problemi o quando la vita sembra averci voltato le spalle.
Sorridiamo per vivere meglio!!

Guardati questo video:

martedì 1 settembre 2009

Addio... il Blog è morto...


A questo punto come tutti i gruppi di successo, il leader fa lo "sborone" e se ne va per l'avventura da solista , addio e buona fortuna... IL BLOG E'MORTO!!

mercoledì 26 agosto 2009

Il mio posto per scrivere ...

Cari amici ...

ho trascorso assieme a voi ed ai miei due splendidi amici, due anni meravigliosi, spero che condividiate.
Ora è arrivato il momento di scegliere una nuova strada.
Non lascerò il BLOG di mirtilla, nick, tiramolla, su cui continueremo a scrivere fantasie, umorismo, barzellette e ogni cosa ci possa dare "buon riso e buon sangue".

Quindi l'indirizzo del mio nuovo BLOG è:
http://robertamarcaccio.spaces.live.com/default.aspx

Vi aspetto numerosissimi.
roberta

lunedì 24 agosto 2009

Tutto si può

Ieri sera camminavo, ripensando agli ultimi avvenimenti.
Troppa malinconia nel sapervi così lontani, in una parola "insopportabile".
Mi chiedo: "ma esiste al mondo qualcuno che come noi ha la possibilità di vivere momenti di tale intensità?" Io mi auguro di sì, per loro.
E poi mi chiedo ancora: "Ma se il riso è terapeutico (non il riso cinese, ma il riso figlio della retorica di Aristotele), allora noi quanto bene stiamo!!!"
Eppure spesso non è così ...:-(
Ma non lasciamoci prendere dai vortici della mente; invece rituffiamoci nell'acqua fresca e limpida dei ricordi.

Torniamo a quel 15 agosto di due settimane fa ... Ricordate?
Il tema è lo stesso ogni anno: dove trascorrere Pasquetta ... ops scusate, il Ferragosto.
Ogni anno il giorno prima, il 14 agosto, la stessa angosciante, fatidica, straziante domanda: "Dove andiamo?"
Ed un'unica, sola certezza: "Dobbiamo trovare un posto dove non c'è nessuno!"
E' 'na parola!
La montagna è piena di bivacchi, tende, alcove improvvisate di persone che occupano un posto già da diversi giorni prima; il torrente (ovviamente il nostro preferito per via dell'acqua) anche.
Intanto preoccupiamoci del cibo, poi al posto ci penseremo.
Il cibo?
A parte che sono dieci giorni che sbaghiniamo (per dirla alla romagnola) e che quindi dovremmo metterci tutti a pane (poco), acqua semplice (a litri) e pomodori (possibilmente conditi con un cucchiaio d'olio, non un bicchiere come piace a noi).
Sul cibo non si transige e lì siamo sempre tutti d'accordo (chissà perchè?).
Quest'anno però ci siamo mantenuti leggeri, non è vero?
Solo carne alla brace e basta, senza pasta, dolci, solo un pò di pomodori, cocomero, melone .... ed a gran voce il caffè (non se ne può proprio farne a meno).
Bene, partiamo, il posto l'abbiamo trovato (un posto molto bello ma un pò difficile da raggiungere, per fortuna avevamo un'ottima guida esperta, che prima si è fatta strada a colpi di macete e falce, poi ha caricato tutto sul trattore (cibi e vettovaglie) e noi a piedi.
La distanza non era eccessiva, si faceva bene a piedi. Molto in discesa, con un pò di asperità lungo il cammino: rovi, feci di cane, che per fortuna o sfortuna nessuno ha pestato (nonostante i nostri dubbi) e un torrente da guadare ....
AZZZZZZ, che figata .... prima passano gli uomini e contemporaneamente i bambini, poi le donne ...
Secondo voi qual'è stata la battuta sul tema?"
Per prima cade la Franci, poi Antonietta e poi la Roby."
Osta, che considerazione che hanno di noi?
Non nego che quel guado non fosse per niente facile, fatto di pietre, molto grosse, instabili, non troppo vicine fra di loro.
Ma non sarà mica che ci tiriamo indietro?
La Franci passa, la mia comare anche, e anche io. Tié!
Arriviamo alla radura, un posto molto bello, molto selvaggio, molto riservato, come piace a noi, che amiamo coccolarci di noi stessi e fare il casino che ci pare.
Allora, stendiamo le coperte, apparecchiamo con le vivande (perchè ovviamente è ora di mangiare ed anche se non lo è noi abbiamo fame, quindi si mangia), il nostro "mastro fuochiere" prepara la brace e si aprono i contenitori: escono dolci, che non erano previsti, contorni di ogni tipo, ovviamente la carne alla brace ed anche il pesce di mare, le spigole.
E allora cosa aspettiamo, si riempiono i bicchieri di vino rosso fresco, si gettano i pezzi di carne sulla griglia, e si mangia, con in mano un pezzo di pane ed un pezzo di carne arrostita, senza piatto, senza forchetta e coltello.
Ma abbiamo portato la "masanicola"? (per riferimenti e informazioni storiche e attuali sulla masanicola, consultare il sito http://it.wikipedia.org/wiki/Ocimum_basilicum)
Bene torniamo a noi ...
In tutto questo i bambini?
Fantastici.
Hanno scarrozzato tutto il santo giorno, dentro l'acqua gelata del torrente, mentre noi mangiavamo come dei porcelli. Si sono tuffati nell'acqua, hanno fatto il bagno, si sono camminati il torrente avanti e indietro, tirato le pietre contro una roccia, giocando a chi rompeva di più (di pietre), divertendosi un mondo ...
Qualche adulto si è infiltrato nella schiera dei bambini, rispolverando il bambino che è in noi: uno si è tuffato vestito nel torrente, un altro si è intrufolato in mezzo a quelli che tiravan pietre (e si mimetizzava bene, dato lo spirito fanciullesco) …
E' arrivata l’ora del caffè ... ovviamente quello è compito mio, come sempre, sono io la malata di caffè.
Ma perchè ogni anno la sfiga ci mette lo zampino?
Due anni fa, l'abbiamo fatto due volte (e vi assicuro che fare il caffè sulla brace non è facile) e per due volte era stato gettato, perso, caduto nella terra senza che nessuno potesse berne un goccio.
Quest'anno deve venire bene, porca vacca!
Lo preparo con tutti i crismi, poi lo mettiamo sopra la griglia (il nostro mastro fuochiere, per fortuna, ci mette sotto un bel pò di rametti secchi e sottilissimi che fanno divampare una bella fiammella, che ovviamente aiuterà a far sì che il bel liquido scuro e profumato esca prima e più in fretta).
Ma non è così? :-(
Perchè non esce, accidenti?
"Mettilo con il culo nell'acqua! Così esce." Lo mettiamo con il culo nell'acqua, ma lui, lo str..... non esce. Beviamo quel poco che esce, ma è bruciato, veleno.
"Ok. Lo rifacciamo."
Smontiamo la caffettiera e non crediamo ai nostri occhi, quando dalla pancia della moka, esce un foglio di scottex bianco, che aveva fatto da pannolino alle fuoriuscite di caffè.
La seconda moka che facciamo invece il caffè viene buonissimo.
Anche quest’anno lo facciamo due volte … è destino.
Quando è ora di tornare c'è sempre una certa malinconia che aleggia fra di noi, il momento dei saluti ci rende sempre un pò tristi.
Per fortuna che, nonostante tutti i nostri problemi, siamo sempre pronti a metterci in gioco con umorismo, a sdrammatizzare le nostre depressioni, a dare una mano all'altro che ha problemi più grossi dei nostri, ad abbracciarci e stringerci l'uno all'altro come per volerci sostenere.
E poi il riso (non quello cinese) quello non manca mai ed è lui l'ingrediente di tutti i nostri piatti, il denominatore comune di tutti i nostri incontri, la panacea di tutti i nostri "brutti pensieri".
E' vero che in quel momento dimentichiamo tutto il brutto della vita?
E' vero che torniamo a quello stadio in cui, da ragazzi o da bambini, la nostra mente non conosceva angoscia, ansia, paura, limiti?
Tutto è possibile in quel momento. Tutto si può.
Anche cancellare per sempre il brutto lato della vita, si può.
Ricordandoci l'un l'altro i bei momenti vissuti assieme, si può.
Anche ri-incontrandoci ancora e poi ancora e poi ancora e ritrovando quello spirito, si può.
Anche affidando i nostri pensieri ad un amico o chiedendogli di divedere con noi il peso della nostra inquietudine, si può.
Tutto si può.

(mirtilla 25 agosto 2009)

Petali d'anima

Non dimenticare di averlo sul tuo comodino ... mi farebbe molto piacere che tu lasciassi la tua recensione sul sito dell'editore.

Grazie.

giovedì 30 luglio 2009

La mia nuova collega...

Penso che tu mi possa anche ascoltare ogni tanto..
Credo tu possa anche muoverti, non tanto ma almeno per farmi capire che ci sei..
Vorrei tu non fossi così fredda...
Perchè non collabori?
Perchè non rispondi mai alle mie domande?
Perchè per dirti quello che penso devo aprire la finestra?

Ma sopratutto perchè ti hanno messo davanti al mio uffico,
maledetta Antenna Vodafone di MERDA!!

Nick

mercoledì 29 luglio 2009

La fine di un incubo..l'inizio di un sogno..

Che fatica mi tocca fare il serio 10 minuti, ma lo faccio volentieri.
Oggi è un giorno importante, la mia compagna di viaggio, finalmente apre il cassetto e tira fuori il sogno che da un paio di anni spinge per uscire.. Che emozione oggi pomeriggio quando lei capace di raccontare storie , di dare vita a personaggi, di tradurre su carta emozioni sentimenti e momenti di vita, non riusciva a trovare due parole per scrivermi una dedica ...
Brava Roby, abbiamo iniziato così per gioco, creando un posto dove sfogare le nostre emozioni, tu scrivendo io sparando cazzate, e tiramolla a fare figli..
Brava Roby, ho vissuto l'ansia dell'idea, della realizzazione, della scelta , della conferma, della realizzazione e della consegna di Petali d'anima ma che bello vederti così, la tua felicità è anche un pò la mia.
Ti voglio bene Nick
PS: ti fermi quì vero? Non è che vuoi scrivere altre cose...

Petali d'anima

mercoledì 24 giugno 2009

Aula

Aveva preparato quella giornata, come tante altre prima, con la stessa meticolosa cura. Ogni dettaglio studiato in modo perfetto, dall’argomento, alla documentazione ed anche il suo abbigliamento.
Fine, graziosa, seducente.
Sapeva di avere un potere oltre l’immaginabile, sapeva e ne era cosciente. Avrebbe ricevuto complimenti, di cui non poteva fare a meno, avrebbe ricevuto sorrisi, sguardi. L’adrenalina l’avrebbe schiacciata come sempre, liberando tutta l’energia in suo possesso e facendola camminare a due metri dal pavimento.
Ormai viveva di questo. Del sentirsi al centro dell’attenzione, del piacere, per piacersi.
E tutto procedeva secondo i suoi piani. O quasi. Non era preparata a quello che aveva di fronte. Non l’aveva previsto.
Si muoveva nell’aula con la sua solita sicurezza, delicata come una farfalla, frusciante e leggera. Sui tacchi altissimi, sulle gambe sottili da cerbiatta.
Parlava con gestualità controllata, calibrando il tono della voce che a tratti diveniva seducente. Le mani si libravano, sottolineavano, descrivevano il senso, il contenuto, il peso di ogni parola detta.
Ma diversamente dalle altre volte una leggera inquietudine s’impadronì di lei. Traspariva dall’incessante sollevarsi ed abbassarsi del suo seno, impercettibile ma evidente ad un occhio esperto. La giacca, corta e stretta sui fianchi sottili, allacciata solo da un bottone in vita, lasciava scoperta la maglietta troppo scollata e la curva dei seni con il loro incessante alzarsi ed abbassarsi.
Anche le mani, di solito sicure, presero a tremare invisibilmente, come una sottile luce che vibra senza dare presenza di sé ad occhio nudo. Mani piccole, discrete, curate, che nervose sfioravano ogni cosa che toccavano, con delicatezza, sinuosità.
La chiamavano, le chiedevano, le comunicavano e lei pronta, sempre in ogni istante a comunicare con ognuno di loro.
Tranne lui.
Seduto in ultima fila, capelli lunghi, brizzolati, carnagione scura, con un’aria trasandata da eterno ragazzo, la spogliava con quei meravigliosi, inquietanti occhi azzurri. Accarezzava con lo sguardo le sue forme, seguiva il tratto ondulato dei suoi fianchi, delle sue cosce, dei suoi seni, delle sue braccia.
Camminava in mezzo ai tavoli, parlava con ognuno la chiamasse.
Tranne che con lui.
Aveva pronunciato un asciutto buongiorno al suo arrivo. Poi niente più. Aveva fame della sua voce.
Era consapevole dei suoi occhi su di lei, del tocco del suo sguardo sulle sue gambe, di quella penetrazione dolce e azzurra, che sentiva anche quando era seduta, a ginocchia strette. Lui entrava, l’accarezzava, si scioglieva sotto il suo sguardo. Mentre si muoveva, percepiva la presenza di lui, come un dolce peso sulle spalle, sui fianchi, sulla vita, sul ventre.
Troppo spesso gli occhi di lei si posavano su quelli di lui, sempre fissi su di lei, pungenti, quei suoi maledetti occhi azzurri. Splendidi da togliere il fiato, chiari come l’acqua, insidiosi come un laser.
Comunicazione verbale. Comunicazione non verbale. Gestualità. Comunicazione del corpo. I titoli erano tutti scritti sulla lavagna ed ogni titolo era la personificazione della sua immagine, del suo corpo, di cui era così consapevole.
Scriveva alla lavagna, con movimenti lenti, come per sottolineare la sua presenza. Il pennarello cadde, lei si chinò a raccoglierlo, scendendo giù con la schiena, come le lavandaie al torrente, china su se stessa. Il tessuto trasparente della gonna, svasata, lunga appena sopra il ginocchio, aderì alla sua carne, mostrando il colore indistinto della sua pelle rosata.
Si rialzò con lenta naturalezza, lasciando il tessuto accarezzare, sfiorare, eccitare. E non fece nulla per evitare che la stoffa rimanesse incastrata nel taglio della schiena, lasciando immaginare il sottile indumento indossato sotto. Con la stessa naturalezza non si aggiustò la gonna. Lasciò che gli occhi cadessero sulla linea dei suoi glutei e delle sue cosce, cogliendo tutti gli sguardi su di sé.
Una pausa, un caffè. Tutti uscirono. Solo lei, solo lui rimasero nell’aula.
Sei troppo distratto. Cosa sei venuto a fare?
Lo sai che amo guardarti muovere in mezzo ad altri uomini. Guardare come ti atteggi e ti rendi provocante. E mi eccito al pensiero che loro ti eccitano.
Hai ascoltato quello che ho detto oggi?
No.
Se non ascolti, poi non ti rispondo quando hai bisogno di me.
Sono sempre il tuo capo. Mi devi ubbidire, senza obiettare.

(mirtilla)

lunedì 22 giugno 2009

Raso nero

Ormai aveva dimenticato di possederlo.
Non ricordava più quanto tempo fosse trascorso da allora.
Quella notte lasciò un segno così profondo nei suoi ricordi, che anche ora a distanza di molti anni, le pareva di sentirne il profumo, di percepirne le vibrazioni, di accogliere dentro di sé il seme del desiderio.
Quella notte la musica era dentro e fuori di lei. E così pure la favola che stava vivendo, la passione che sentiva scorrerle in mezzo alle gambe.
Sentiva che sarebbe stata una notte meravigliosa. Lei, lui, sotto un cielo stellato.
Il momento era adatto a ciò che stava per accadere; ogni cosa, ogni creatura divina si adoperava affinché avvenisse ciò che doveva essere. Non si udivano rumori, anche la natura attendeva in rispettoso silenzio.
Era notte fonda e lei era nera e profonda come la notte.
Apparve all’improvviso, per magia.
Bella, la più bella dea di ogni tempo; splendida e terrificante.
La più bella femmina mai vista. Ogni volta che si mostrava, sconvolgeva gli animi, la mente e i sensi di ogni uomo.
Tutti erano folgorati da lei.
E lei si dava, lei si concedeva, lei sceglieva, lei che in nessun caso si lasciava andare, donava solo ciò che voleva.
Era lì davanti a lui. L’aveva aspettata per un tempo infinito, incalcolabile, l’aveva desiderata da sempre, l’aveva tormentato per troppe notti. Si era svegliato bagnato, sudato, agitato ed eccitato dal ricordo dell’amore vissuto durante il sogno.
Ed ora lei era lì davanti a lui. Spaventosa, elettrizzante, avvolgente, irresistibile.
Ora che era lì per lui, non aveva nemmeno il coraggio di toccarla. E non ce ne fu bisogno.
La guardava, inconsapevole del suo ruolo di amante perfetto. Si era sentito forte della sua esperienza e della sua età, aveva percepito il proprio potere nei confronti di una donna molto più giovane, seppur così bella e sconvolgente.
Le cose non stavano andando come previsto. Si era immaginato di conquistarla con il suo fascino, prenderla di forza come un animale, con violenza, mentre ora si sentiva sopraffatto da lei.
Perché aveva scelto quel luogo desolato, perché aveva indossato quell’abito, perché sentiva già il desiderio crescere il lui, il sesso irrigidirsi e la voglia di possederla farlo impazzire?
Quel posto e quell’abito li aveva scelti per lui, perché non avesse altri pensieri che lei, perché tutto il mondo fuori fosse cancellato in un attimo ed in quel bosco, quella notte esistessero solo loro due.
Lo voleva sentire pregarla di donarsi a lui, voleva sentirlo piagnucolare che lei e solo lei era la sua vita e che senza di lei non aveva più aria da respirare.
Quell’abito, così perfetto su di lei, così sensuale, luminoso come i suoi occhi, lungo fino ai piedi scalzi, seguiva le colline dei seni, s’insinuava nel taglio della vita, disegnava le curve pronunciate dei suoi fianchi e dei suoi glutei. Le spalle nude erano ricoperte dalla cascata fluente dei capelli corvini, un mantello soffice e ondulato, di lunghe setole che profumavano di gelsomino.
Il fiato gli mancò, l’ossigeno era saturo del profumo della sua pelle, l’odore che emanava lo stordiva.
S’avvicinava a lui, ondeggiando i fianchi come una barca cullata dalle acque del porto, sbatteva le anche come una leonessa carica di desiderio. Le sue labbra carnose e dischiuse, erano gonfie come frutti maturi.
La luce della luna la illuminava da dietro, il suo volto, il suo corpo, il vestito, i capelli, tutto era oscurità, una dama nera avvolta da un’aura luminosa, troneggiava su di lui. I capelli accarezzati dal vento, si sollevavano in deliziose onde disordinate. Il lungo vestito frusciava attorno ai suoi piedi, come una musica di viole e arpe, che ne annunciavano l’arrivo.
Sentiva di non avere più la forza di resistere. Era troppo per lui. Nemmeno nel sogno l’aveva immaginata così bella.
Una strega, sì, era di sicuro una strega.
Quando gli fu vicina, la guardò in viso. I suoi tratti marcati, i suoi zigomi sporgenti, i suoi occhi allungati, la bocca piena e sugosa, il trucco nero come il vestito e come i capelli. Dio com’era bella!
Una notte interminabile. Non si rese conto di quanto lunga o corta fosse. L’amò fino al sorgere del sole ed il suo ricordo rimase inciso nella memoria per tutta la vita.
Ricordava perfettamente ogni istante. Il momento in cui appoggiò le mani sui suoi fianchi e con le dita palpò la morbidezza e la freschezza del tessuto, che scivolava su di lei ad ogni movimento.
Non dimenticò mai quel tocco, anche ora poteva percepirlo, a distanza di molto tempo.
Ricordava perfettamente le sue colline ricoperte di nera stoffa lucente e il momento in cui sganciò l’allacciatura che manteneva unito il tessuto, lasciando cadere la veste che scivolò con un delicato fruscio ai suoi piedi.
Questa volta il respiro cessò del tutto.
Il suo corpo era una statua di Venere, che arrivava a lui per condurlo alla disperazione dei sensi, la sua bocca era un cesto di frutta che profumava come le fragole di bosco e come le more sui rovi, le sue mani erano lunghe e affusolate, le dita come frecce scoccate dall’arco di Cupido, pronte a colpirlo al cuore, la sua pelle era morbida e liscia come il raso, come quel vestito caduto a terra, che al tocco sembrava ancora indossare, pelle bianca come la cera e come il chiaro di luna, gli occhi brillavano come le stelle del firmamento, luminosi come fuochi, accesi come torce per illuminare il cammino dei disperati di cuore e dei senz’anima.
Le mani di lei lo presero e lo esplorarono in ogni piega, disegnando ogni muscolo; mani esperte, piccole mani, frementi di desiderio, che si aprivano e si chiudevano per accarezzare e stringere.
Le labbra di lei si aprivano come petali di una rosa fresca e profumata, per raccoglie la rugiada del mattino e bere, assetata di siero.
Lui l’amò come mai aveva amato e come mai più amò nessuna.
La notte li protesse, non avrebbe permesso a nessuno di interferire nel loro amore.
Non si incontrarono più, il loro amore, perché questo fu, durò solo quella notte.
Dimenticò il suo volto, ma non dimenticò mai il tocco delle sue mani sui suoi fianchi, che accarezzavano il tessuto dell’abito di raso nero che era appeso nell’armadio da quella notte e che in nessun altra occasione indossò più.

(mirtilla)

giovedì 18 giugno 2009

Parlami!


- Parlami!
Era il suo imperativo.
Ogni volta era questo il suo monito.
Dovevo parlare.
Non sapevo chi fosse, né come fosse, né dove.
Sapevo che era femmina, lo speravo.
Mi teneva incollato alla tastiera, per ore.
Ed io non riuscivo a lasciarla.
Lei, poche frasi, una ogni tanto; io, parlavo, parlavo, per ore.
Mi incuriosiva.
Era dolce, delicata, emotiva.
- Amo le tue parole – mi scriveva – sono la mia musica, il mio siero per l’anima.
- Ogni volta mi sento sempre più prosciugato da te – le rispondevo – anche io ho fame delle tue parole.
- Parlami!
E allora le parole precipitavano come una cascata di acqua cristallina.
Erano dolci o salate, adatte alla circostanza.
Ero il suo artista, per lei dipingevo quadri con le frasi. Tiravo fuori ciò che di meglio avevo in me.
Perché lo facevo? Ancora non mi era chiaro.
L’avevo incontrata in chat. Si faceva chiamare “ingorda”.
La volli conoscere, la chiamai e le chiesi perché il nickname “ingorda”.
E lei mi scrisse:
- Parlami! Sono ingorda di parole.
Mi disse che aveva 28 anni. Le chiesi di incontrarci.
- Non voglio conoscerti, voglio parlarti. Potrei morire senza parole. Toglimi il pane, l’aria, il sonno; non togliermi le parole. Dammi la poesia, l’anima, il cuore, ogni parola che tu mi lasci è un gioiello d’oro, una perla di sapienza in un mare di gusci vuoti. Colora con le tue rime i miei cieli oscuri. Ridai vita con il tuo nutrimento alle gemme del mio giardino. Non lasciare che il mio tronco secchi, così come una pianta che senz’acqua, si accartoccia su se stessa e lascia questo mondo. Non lasciarmi senza parole. Ho conosciuto freddezza, ho incontrato cattiveria, ho toccato l’indifferenza. Questa è la morte per me. Potrei vivere una vita senza amore, senza carezze, senza baci, ma non senza parole.
Le dissi che la volevo incontrare.
L’aspettavo al centro della piazza e fu lì che la vidi arrivare. Piccolo bulbo, raccolta in sé come una piccola rosa, gracile e indifesa. Occhi impauriti e terrore dentro. Fu il suo sorriso spento a toccarmi il cuore.
Le presi le mani e la guardai dritto negli occhi. Lei li abbassò. Arrossì fino alla punta dei capelli.
Non parlò, ascoltò soltanto la mia voce. La vidi ridestarsi, sollevarsi su se stessa ad ogni parola. La presi in braccio con una leggerezza tale che mi parve di sollevare una bambina. Tremava come una foglia, sbattuta dal vento. Aveva paura di tutto … di sé, di me, degli uomini …
Mi sussurrava nelle orecchie “Parlami!”
La sua voce mi eccitava, quelle poche parole, sussurrate così, piano, piano, piano …
Io ero molto più grande di lei, ero molto più grosso di lei, avevo paura di farle male.
Le parlai per ore e me ne innamorai. L’amai per tutta la notte, recitandole poesie, raccontandole della mia vita, donandole il meglio della mia anima.
Lei mi guardava con i suoi meravigliosi occhi verdi, che diventavano sempre più luminosi, mano a mano che le parlavo.
Di lei sapevo solo una cosa, l’unica parola che in tanto tempo era stata capace di pronunciare: “Parlami!”
(mirtilla)

mercoledì 10 giugno 2009

Frammenti d'anima

Leggo "Frammenti d'anima" e piango.
Spero farò piangere anche voi.

(mirtilla)

lunedì 25 maggio 2009

Hillman

Il mondo è governato dalla follia non meno che dalla saggezza, dal caos non meno che dall'ordine.

(da "Il codice dell'anima" - Hillman)

giovedì 14 maggio 2009

Diario

"Solo tu, diario mio, sai che è qui che mostro le mie paure, le mie dobolezze, i miei lamenti, le mie delusioni. Fuori, sento di non poter essere debole, perchè ci sono altri che dipendono da me. E' qui che posso posare la testa e piangere.
[...] Ho chiamato questo diario "la deriva". Ho pensato che mi sarei dissolta anch'io. Ma il diario sembra mantenermi intera. Mi capita di dissolvermi per un pò, ma alla fine recupero di nuovo la mia interezza.
[...] Io mi dissolvo nelle relazioni, in empatia e simpatia, proiezioni e identificazioni con gli altri, ma non perdo me stessa. Non mi lascio andare al fallimento, al masochismo, alla sconfitta, alla morte.
[...] Quando io passo da una vita a un'altra, da una vita a più vite, quello che ottengo è una vita più ampia, ma non la dissoluzione, anche se la sfioro ogni minuto."

(da Diario I di A. Nin) - mirtilla 14.05.2009

martedì 28 aprile 2009

Gioielli

" La paura del mondo produce cristalli nella scrittura. Uno tende alla perfezione, alle frasi cristallizzate, impeccabili, alla lucentezza dura delle gemme, solo per scoprire che la gente preferisce gli scrittori sciatti, incompleti, disordinati, gli scrittori più dispersivi, perchè è più umano. Ai gioielli, essi preferiscono le imperfezioni umane, l'umidità del sudore, cattivi odori, balbettii. Tutto questo io lo metto nel diario, per dare al mondo solo gioielli. "

(dal Diario II di Anais Nin)

giovedì 23 aprile 2009

Laboratorio di scrittura creativa.


Sabato 18 aprile è stata una giornata piena di emozioni: ho partecipato ad un seminario di scrittura creativa, organizzato da un’associazione culturale che opera nella mia città.
Un giornata tutta per me e per la mia grande passione per la scrittura, che ha confermato ancora una volta ciò che voglio fare da grande.
Nonostante ciò mi sono sentita inadeguata ed incapace di condividere (nonostante avvertissi l’enorme bisogno di farlo) le emozioni che ho vissuto e il mio desiderio di perseguire questa via.
Mi sono sentita sola.
Lo scrittore è solo.
Durante il seminario, il docente ci ha parlato con parole semplici e toccanti, assieme abbiamo letto e analizzato, commentato e capito.
E’ difficile.
Ho capito di non amare la letteratura americana, perché non riesce ad emozionarmi alla prima lettura.
Così come mi concedo alla vita, con passione e amore, così mi aspetto di ricevere da ciò che leggo: la parola deve arrivarmi dritto alla pancia, devo sentire le lacrime pungere le palpebre, devo sentire la voce che si strozza in gola, devo avere le mani che tremano e il corpo che si scuote.
Tutte abbiamo scritto (eravamo solo donne), quasi tutte hanno letto. Tranne me.
È la seconda volta che mi capita ed anche sabato è successo: quando partecipo a questi incontri esperienziali e devo scrivere su richiesta, per poi leggere agli altri, scatta un blocco dentro di me, che normalmente scrivo di getto, e non esce una parola dalla punta della mia matita.
Maledetto REVISORE!
Ho intuito che le altre erano già abituate a leggere i propri racconti agli altri.
Ho capito che devo riporre maggiore fiducia in me e che quello che mi frena è il peso della critica, di cui invece ho bisogno.
Ascoltando leggere le altre donne, mi sembrava che le mie parole, a confronto, fossero misere e insignificanti.
Sono tornata a casa carica di emozione e con il bisogno di dimostrare a me stessa che il mio lavoro non era da meno. Sabato sera, da sola, nel letto, ho riletto a me stessa, a voce alta, i racconti scritti durante il seminario e mi sono detta che non erano per niente male.
Sono ad un passo dalla pubblicazione del mio libro ed ancora mi sento inadeguata!
Devo ricordarmi di Mandela:
"La nostra paura più profonda non è di essere inadeguati.La nostra paura più profonda, è di essere potenti oltre ogni limite. E' la nostra luce, non la nostra ombra, a spaventarci di più..Ci domandiamo: " Chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso? "In realtà chi sei tu per NON esserlo? (....) E quando permettiamo alla nostra luce di risplendere, inconsapevolmente diamo agli altri la possibilità di fare lo stesso.E quando ci liberiamo dalle nostre paure, la nostra presenza automaticamente libera gli altri."

(mirtilla 22/04/2009)

venerdì 3 aprile 2009

"La memoria dei sensi."

Giovedì sera è terminato il laboratorio di scrittura autobiografica che aveva come tema "la memoria dei sensi".
Una scorribanda frizzante ed esperienziale sulla percezione e sul ricordo legati ai cinque sensi.
Un laboratorio davvero interessante, ogni sera di più e mai una lezione uguale all'altra.
Ho iniziato quest'esperienza pensando che fosse il laboratorio adatto a me ("scrittura autobiografica") perchè mi avrebbe permesso di fare uscire qualcosa di me ogni volta. Immaginavo che il mio corpo, la mia essenza, il mio vissuto, la mia anima si plasmassero al foglio disegnando su di esso le linee di una intricata esistenza e traducendo in parole tutto ciò che la mia pancia filtrava giorno dopo giorno.
Per fortuna questa volta il gioco non era quello di riversare sul foglio inquietudini e sentimenti, ma, cosa che per me ho scoperto complicatissima, sviluppare il ricordo suscitato da situazioni, azioni, sentimenti o quanto può essere riconducibile al coivolgimento dei sensi.
La cosa ancora più difficile e che mi aspettavo, è stata quella di buttare su carta brevi testi, indicati di volta in volta dalla bravissima docente.
Io scrivo. Di tutto. Ogni cosa. Di getto.
Bene, durante le lezioni ho fatto fatica a scrivere mezza pagina.
Il mio personaggio non era lì a dettarmi quello che sentiva, ricordava, provava.
Ho censurato pagine e pagine di sentimenti scomodi e complicati, ho veramente avuto difficoltà a ripensare a fatti e a cose che appartengono ad un'altra persona, quella che non sono più.
Ho la sensazione che alcune cose facciano parte di un'esistenza parallela e ormai vissuta.
L'inizio della mia nuova esistenza coincide con una maturità personale che nulla ha a che fare con la maturità anagrafica, ma che è frutto di un percorso, di una vita, di una lunga lista di cadute, botte e risalite.
Il laboratorio mi ha messo di fronte alla verità che l'utilizzo dei sensi e lo sviluppo di questa parte importante del mio essere sono praticamente sottosviluppati in me.
Uso molto i sensi ma non in maniera attiva. Li uso perchè altrimenti non sarei viva, li uso perchè mi servono ma non come strumento di maggiore percezione del mondo.

Il gusto è per me legato al "sapore della vita", all'amarezza per una situazione spiacevole, alla dolcezza dell'amore e dell'amicizia.

Il sentire lo associo ai sentimenti ed alle emozioni. Lo rimando a quel sentire di pancia tutto ciò che attraversa la mia esistenza.

L'olfatto è il recettore dei profumi del mondo, il canale di trasmissione delle comunicazioni sociali fra gli individui. E' il canale dell'amore fisico.

Il tatto è la carezza. In gesto di affetto, di presenza, il conTATTO con l'altro, il modo per dimostrare che ci sono quando la parola non è abbastanza.

Vedere è l'orizzonte. Il primo esperimento di scrittura semiseria è stato una sorta di romanzo autobiografico dal titolo "l'orizzonte".
Oggi credo di non appartenere più a quel tempo, non sono nemmeno certa che avrò mai l'intenzione di scrivere la mia storia.
Quel romanzo ha segnato l'inizio di un percorso.
FRAMMENTI D'ANIMA rappresenta una tappa fondamentale di quel percorso che durerà una vita.
L'orizzonte è lo spazio attorno a me e tutto ciò che lo sguardo riesce a catturare.
Quello che c'è fra me e l'orizzonte mi riempie. I miei occhi accolgono gli umori, le sensazioni, includono/escludono, piangono e ridono, rimproverano e gioiscono.

(mirtilla)

martedì 24 marzo 2009

Creazione

Divano, caffè, biscotti. Il delta di Venere.
Stasera ho ripreso in mano la chitarra e un libro dai mille volti.
Due lati di me. La musica, l’amore per me stessa e la creatività, l’espressione d’arte che mi rappresenta.
Venere, la mia dea, vive dentro di me e mi guida.
Le mani scorrono veloci , sfiorando, ascoltando, percependo gli umori, le sensazioni che nascono dal mistero della creazione.
Una dopo l’altra si alternano e si inseguono. L’una anticipa l’altra in una catena di luce senza termine.
La fermata non esiste, non esiste l’arrivo. Esiste solo il viaggio, l’essere, il creare, il procedere incessante lungo il cammino.
L’atto sublime della creazione nasce da un’idea, da un seme che germoglia e rilascia la sua magia.
Poi tutto si snoda, la trama si svolge, la narrazione dà vita alla vita e così si compie l’arte.
In un unico, solo e grande atto d’amore.

(mirtilla)

venerdì 20 marzo 2009

Primavera ... una nuova stagione.

Come ogni donna che si rispetti, ogni tanto ci vuole un bel cambio di look.
Il nostro blog ringrazia perchè gli abbiamo tolto quel vecchio vestito ormai consunto.
...
Domani è primavera, ma tutto sembra, tranne che sia arrivata.
Eppure tutti l'aspettiamo: il 21 marzo. La data più attesa dell'anno.

La primavera ha un significato importante: è la stagione della nascita, della fertilità e della prosperità. E' la stagione in cui la vita si manifesta.
In questo periodo, dopo un lungo inverno di gelo e di letargo, la natura si stiracchia, socchiude un occhio e guarda fuori dalla finestra e decide che è ora di uscire dalla tana, spogliarsi del grigiore e dell'odore di muffa e tuffarsi nel sole, rotolarsi nell'erba, giocare nei prati, riconcorrersi sulle spiagge.
Nascono i nuovi germogli, sbocciano i fiori, gli alberi si ricoprono di foglie, e il mondo si colora delle tonalità più belle della scala cromatica.
Anche noi mettiamo il naso fuori casa e riprendiamo le nostre attività all'aria aperta.
Chi per un'ora di sport, chi per dedicarsi alla cura del giardino, chi per rispolverare oggetti antichi e ormai dimenticati.
Guardiamo con occhio nuovo questo meraviglioso giorno, non lasciamo che passi come tutti gli altri, senza la nostra attenzione. ALMENO PER UN GIORNO FERMIAMOCI AD OSSERVARE ED ASCOLTARE LA VITA CHE CI SCORRE ACCANTO.
Lasciamo che ogni cosa nuova che si presenta venga accolta da noi come un dono gradito. Accettiamo e ringraziamo per questa concessione.

Allora che cosa farai domani?

Ti auguro che il tuo primo giorno di primavera sia un giorno totalmente dedicato a te stesso e allo sviluppo della tua capacità creativa.

(mirtilla)

giovedì 19 marzo 2009

Improvvisando ...

Nel mondo d'oggi è d'obbligo improvvisare ...
Lo sa bene il mio amico Nick, maestro di capriole sul cazzo, come ama definirsi lui.
Improvvisare è necessario per togliersi da situazioni imbarazzanti, per evitare sacrifici, per salvarsi la pelle.
Anche per scrivere occorre improvvisare. Gli attori sul palco di un teatro, spesso improvvisano.
Improvvisamente ho improvvisato con le parole, parole che escono a fatica dalla punta delle dita.
Una canzone, una musica, a volte è improvvisata, suonata in maniera estemporanea, così senza pensare.
Le dita si muovono veloci sulle corde, pizzicano con facilità il LA, il SOL, il MI ... Improvvisano ...
Improvvisare vuol dire inventare una cosa che non so fare, nel momento esatto in cui la sto facendo.
Tutti i giorni improvvisiamo: con gli amici, con i clienti, con la moglie, con il marito, con i figli, con i vicini di casa, con il conto in banca ...
E gli altri improvvisano con te?
Pensano o improvvisano?
Lo sai che mi dà un fastidio terribile quando un amico o una persona a cui voglio bene improvvisa con me?
Tutto mi aspetto, ma almeno quando mi parli, spero che prima pensi...!!!

(mirtilla)

domenica 1 marzo 2009

La Follia ...

Dove si trova la follia. Dov’è racchiusa …

Oggi l’ho letta negli occhi delle persone attorno a me, negli occhi di tutti quegli individui che hanno nell’anima la passione per la vita, un forte sentimento che ti prende e t’invade come acqua pura di sorgente. Ti trascina con sé e con la sua forza si porta dietro ogni cosa che si lascia andare alla sua potenza.

Quando la follia si esprime emerge il momento creativo alla sua massima espressione.

E allora lascia parlare il cuore e l’anima, chiudi gli occhi ed osserva, tracciando i segmenti, descrivendo emozioni, raccontando il buio ed immaginando … solo con gli occhi della memoria. Lascia che la musica ti penetri, che lasci i tuoi sensi stremati, che dia energia al tuo spirito e innalzi le tue capacità interiori.

Non lasciare nulla di intentato, assorbi il meglio di quello che c’è attorno a te.

Vivi il mondo e le persone che incontri nel tuo cammino, così, con la loro follia, per quello che hanno di unico; non chiedere mai un prezzo in cambio della tua persona, dona più di quanto potrai ricevere.

La musicalità che hai dentro di te è la musica della vita, la passione che ti spinge in avanti, quello che ti dà lo stimolo e la voglia di emergere.

Non soffocarla, lasciala andare liberamente. Non incanalarla dove vuoi tu, lasciale libero sfogo per andare dove vuole. Se un posto deve avere allora che sia dentro il cuore di un amico.

Dopo due giorni di pragmaticità … qualcosa di pura follia..

(mirtilla 26/02/2009)