Giovedì sera è terminato il laboratorio di scrittura autobiografica che aveva come tema "la memoria dei sensi".
Una scorribanda frizzante ed esperienziale sulla percezione e sul ricordo legati ai cinque sensi.
Un laboratorio davvero interessante, ogni sera di più e mai una lezione uguale all'altra.
Ho iniziato quest'esperienza pensando che fosse il laboratorio adatto a me ("scrittura autobiografica") perchè mi avrebbe permesso di fare uscire qualcosa di me ogni volta. Immaginavo che il mio corpo, la mia essenza, il mio vissuto, la mia anima si plasmassero al foglio disegnando su di esso le linee di una intricata esistenza e traducendo in parole tutto ciò che la mia pancia filtrava giorno dopo giorno.
Per fortuna questa volta il gioco non era quello di riversare sul foglio inquietudini e sentimenti, ma, cosa che per me ho scoperto complicatissima, sviluppare il ricordo suscitato da situazioni, azioni, sentimenti o quanto può essere riconducibile al coivolgimento dei sensi.
La cosa ancora più difficile e che mi aspettavo, è stata quella di buttare su carta brevi testi, indicati di volta in volta dalla bravissima docente.
Io scrivo. Di tutto. Ogni cosa. Di getto.
Bene, durante le lezioni ho fatto fatica a scrivere mezza pagina.
Il mio personaggio non era lì a dettarmi quello che sentiva, ricordava, provava.
Ho censurato pagine e pagine di sentimenti scomodi e complicati, ho veramente avuto difficoltà a ripensare a fatti e a cose che appartengono ad un'altra persona, quella che non sono più.
Ho la sensazione che alcune cose facciano parte di un'esistenza parallela e ormai vissuta.
L'inizio della mia nuova esistenza coincide con una maturità personale che nulla ha a che fare con la maturità anagrafica, ma che è frutto di un percorso, di una vita, di una lunga lista di cadute, botte e risalite.
Il laboratorio mi ha messo di fronte alla verità che l'utilizzo dei sensi e lo sviluppo di questa parte importante del mio essere sono praticamente sottosviluppati in me.
Uso molto i sensi ma non in maniera attiva. Li uso perchè altrimenti non sarei viva, li uso perchè mi servono ma non come strumento di maggiore percezione del mondo.
Il gusto è per me legato al "sapore della vita", all'amarezza per una situazione spiacevole, alla dolcezza dell'amore e dell'amicizia.
Il sentire lo associo ai sentimenti ed alle emozioni. Lo rimando a quel sentire di pancia tutto ciò che attraversa la mia esistenza.
L'olfatto è il recettore dei profumi del mondo, il canale di trasmissione delle comunicazioni sociali fra gli individui. E' il canale dell'amore fisico.
Il tatto è la carezza. In gesto di affetto, di presenza, il conTATTO con l'altro, il modo per dimostrare che ci sono quando la parola non è abbastanza.
Vedere è l'orizzonte. Il primo esperimento di scrittura semiseria è stato una sorta di romanzo autobiografico dal titolo "l'orizzonte".
Oggi credo di non appartenere più a quel tempo, non sono nemmeno certa che avrò mai l'intenzione di scrivere la mia storia.
Quel romanzo ha segnato l'inizio di un percorso.
FRAMMENTI D'ANIMA rappresenta una tappa fondamentale di quel percorso che durerà una vita.
L'orizzonte è lo spazio attorno a me e tutto ciò che lo sguardo riesce a catturare.
Quello che c'è fra me e l'orizzonte mi riempie. I miei occhi accolgono gli umori, le sensazioni, includono/escludono, piangono e ridono, rimproverano e gioiscono.
(mirtilla)